Convegno Diocesano 2012- Prima Giornata

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Il vescovo Luigi Renzo

La Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea ha aperto l’Anno della Fede (11 Ottobre 2012 – 24 Novembre 2013), indetto dal Santo Padre Benedetto XVI nella ricorrenza del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e a 20 anni di distanza dalla promulgazione, da parte del Beato Giovanni Paolo II, del Catechismo della Chiesa Cattolica, con la prima giornata del Convegno Pastorale Diocesano 2012 (“Concilio Vaticano II e Catechismo della Chiesa Cattolica: Porta della fede) che ha avuto luogo presso l’Auditorium Parrocchia “Gesù Salvatore” di Vena di Ionadi, davanti ad oltre 400 delegati provenienti da tutte le varie realtà diocesane (parrocchie, clero, religiosi e religiose, associazioni e movimenti laicali, catechisti, insegnanti di religione, operatori pastorali).

Dopo i saluti del Vescovo dalla Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, che ha presieduto la celebrazione liturgica di inizio del Convegno, i lavori hanno preso avvio con la presentazione dell’evento a cura di mons. Vincenzo Varone, Vicario Episcopale per la Pastorale, il quale ha osservato come l’Anno della Fede sia l’orizzonte in cui la Chiesa è chiamata a muoversi nella forza e nella bellezza della fede per una nuova evangelizzazione. “Questo Convegno illuminerà il percorso del nuovo anno pastorale – ha evidenziato mons. Varone – per cui sentiamoci chiamati tutti a far diventare ministerialità i nostri carismi”.

Il Convegno è entrato nel vivo con l’intensa relazione di S.E. Mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto, dal titolo “Dal Concilio Vaticano II una nuova icona della Chiesa”, centrata sulla realtà di un Dio che vive nell’umanità dell’uomo. Ecco il percorso tracciato da mons. Staglianò:

“Siamo Chiesa, comunione di persone animate dallo Spirito Santo che abita in noi. Ma la nostra fede, luogo di intelligenza della nostra vita, è in crisi per le distorsioni catechistiche e per i messaggi negativi ricevuti, per cui oggi si è affievolita la percezione della fede: non ci guardiamo più nelle profondità dell’animo. La fede, invece, è il cuore della nostra esistenza, le ossa del nostro corpo, il sangue che circola nelle nostre vene, poiché siamo creature di Dio e tempio dello Spirito Santo, un tempio da non identificare nelle strutture materiali, ma nella nostra persona e nel nostro corpo: la fede significa essere credenti in un Dio che vuole abitare nel cuore dell’uomo.

Il Concilio è stato un avvenimento, una nuova Pentecoste, una nuova icona della Chiesa, giacché ha avuto a che fare con un avvento ed è accaduto qualcosa di straordinario che ha visto per attori le Divine Persone della SS.Trinità.

Dio non guarda a sé ma guarda all’uomo, perciò l’incredulità non tocca l’esistenza di Dio, ma investe la mediocrità della condizione umana nella propria esistenzialità. Non si dovrebbe dire “Dio non esiste”, bensì “Dio non esiste nella mia vita”, consapevoli che però senza Dio si arriva alla meschinità e alla perdizione della propria esistenza. L’incredulità tocca la comunità cristiana quando questa non entra nella profondità del mistero Eucaristico e nella liturgia. Il Concilio, perciò, invita a rivedere questa visione della vera fede nel Dio che scende nell’uomo. La liturgia, in particolare, non è una cerimonia, ma è Dio stesso all’opera in mezzo a noi, è il segno eucaristico che è la nostra comunione. Nel Sacramento Eucaristico del pane e del vino che diventano il Corpo ed il Sangue di Cristo, dobbiamo vivere la comunione e la fraternità, sperimentando il comandamento di Cristo dell’amore. Un comandamento che non si limita solo all’invito di amarci gli uni gli altri, ma che prosegue con l’indicarci il modello di questo amore, che è Cristo (“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”) il quale ci ama nella nostra umanizzazione. La fede, di conseguenza, è una relazione profonda e personale con Dio, con Cristo, con la Chiesa, con la società: la fede è amore.

In un mondo che deve recuperare il senso dell’umanità, il Concilio invita a sperimentare la relazione  con un Dio che non è solo dottrina, cioè idea astratta, ma che vive in mezzo all’uomo con fatti e parole, e vale a dire come rivelazione di una verità mostrata a noi e che illumina la nostra vita in un contesto di rispetto dell’umanità, sentimento, questo, che passa attraverso il rispetto dei valori all’insegna dell’amore di Cristo: è lì la Chiesa Cattolica.

La crisi della fede è che i cattolici non sono più sulle strade e nell’impegno sociale. Apriamo, perciò, il nostro cuore ad uno spirito di vita sobrio e attento all’umanità ed ai suoi problemi.

In sostanza, noi dobbiamo sforzarci di essere credenti, e non solo religiosi, quindi diventare dei religiosi credenti. I religiosi non credenti, infatti, pregano ma non credono che Dio possa entrare nella loro vita. I religiosi credenti, invece, sono coloro che chiedono perdono e misericordia e vivono la riconciliazione con i fratelli”.

La seconda relazione della giornata è stata tenuta da Padre Celeste Garrafa, ardorino, Direttore dell’Ufficio Catechistico Regionale, il quale ha sviluppato il tema “Il cammino della fede e della catechesi dopo il Concilio con riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica”, documento, quest’ultimo, che sviluppa e regolamenta ogni argomento della fede e della morale cristiana, quale giusta ermeneutica del Concilio Vaticano II. Padre Garrafa ha osservato come dopo un primo periodo di entusiasmo sia seguita una fase di delusione alla luce della non constatazione dei cambiamenti sperati. Quindi, egli ha illustrato la struttura del compendio catechetico di base, che ha gettato le fondamenta di un profondo rinnovamento per una catechesi che non è più solo in funzione dei sacramenti, ma i cui capisaldi sono: una catechesi per la vita, una mentalità di fede, la centralità di Cristo, l’integrazione tra fede e vita, il rapporto tra fede ed esperienza umana, l’importanza dell’iniziazione cristiana, il catechismo dei bambini. Un documento, dunque, che ponendo le dimensioni costitutive ed i pilastri della vita e della fede cristiana pregata, celebrata, vissuta e ricercata, è destinato innanzitutto ai Vescovi e a tutti quegli operatori che ne dovrebbero applicare i principi nelle varie realtà delle chiese locali, ed ai quali padre Garrafa ha rivolto l’invito a dare priorità alla catechesi per gli adulti e per le famiglie.

A seguire, mons. Varone ha presentato i laboratori tematici che animeranno i lavori della seconda giornata. Si tratta di gruppi di lavoro, che proporranno idee, guidati da un equipe di sacerdoti e costituiti da laici delegati dalle proprie Parrocchie. In tutto, sono sei: La Chiesa del dopo Concilio: strutture di partecipazione e coinvolgimento dei laici; Chiesa-Parrocchia missionaria e territorio: quale impegno per una evangelizzazione mirata; La Pietà popolare: un’opportunità per evangelizzare la fede adulta; Itinerari catecumenali di catechesi: dalla iniziazione cristiana ad una fede responsabile; I Catechisti e la loro formazione per una efficace iniziazione cristiana; Parrocchia-Famiglia ed iniziazione cristiana.

Nel trarre le proprie conclusioni, il Vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, ha esortato alla necessaria formazione di una nuova mentalità ecclesiologica che sperimenti quella relazione con l’Eucarestia che non può che nascere da itinerari formativi coraggiosi, sulla linea di un percorso che va approfondito lavorando, in maniera radicata, sui contenuti, che devono rimanere assolutamente fermi. “La trasmissione della fede – ha aggiunto mons. Renzo – è lo sperimentare nella nostra vita la relazione con Gesù, trovando le forme più idonee, e più adatte ai tempi attuali, per cambiare la mentalità all’interno delle nostre Parrocchie, affinché si espleti una catechesi più efficace”. Quindi, il Vescovo ha concluso: “Rinnoviamoci dentro e rinnoviamo la nostra comunità e la nostra società”.

                                                                                              – Giuseppe Cultrera –

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