A Zambrone una serata per ricordare le vittime sul lavoro

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16/08/12.Si pensa che il ricordo di una persona scomparsa tragicamente sia sempre un dolore. Lo è, ma non sempre se il ricordo serve a dare vita a idee e cultura su ciò che ha scaturito il dramma. Così è stato nella serata in “onore ai caduti sul lavoro” realizzata a Zambrone il 13 Agosto dall’Associazione Amici di Aldo Ferraro in collaborazione con La Pro Loco Zambrone, l’Associazione Aramoni, L’Hotel La Praia e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di Zambrone. Una serata delle emozioni e dei ricordi. Ospiti, Norina Ventre, più conosciuta come Mamma Africa  e il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi.

La serata si è aperta con la presentazione del presidente dell’Associazione amici di Aldo, Mario Ambrosi, il quale ha spiegato le ragioni e la volontà di realizzare una serata che non ricordasse solo Aldo, come vittima sul lavoro ma, tutti i caduti sul lavoro. “Per sconfiggere il silenzio e l’indifferenza che circonda le morti cosiddette “bianche”- ha affermato-  dunque per rendere visibili gli invisibili; per ricordare alla cittadinanza che il lavoro non può e non deve uccidere e per essere vicini al dolore dei familiari di queste vittime. L’Associazione amici di Aldo, non è un fatto personale o familiare, è un fatto sociale, pubblico e collettivo. E’ per questo che la serata non è stata dedicata solo ad Aldo ma, come anche lui avrebbe voluto, anche agli altri”.

Moderatore della serata è stato Luigi Ambrosi, scrittore, nonché figlio del presidente e amico fraterno di Aldo Ferraro. Uno dopo l’altro si sono succeduti sul palco prima il sindaco di Zambrone, Pasquale Landro, il quale, dopo un primo saluto al sindaco di Rosarno, a Mamma Africa e agli astanti e il ringraziamento per la realizzazione della serata al Presidente dell’Associazione amici di Aldo, ha affermato che “è necessaria la nostra sensibilità concreta, innanzitutto nei confronti del dolore delle famiglie colpite dalle morti sul lavoro e del dovere istituzionale di reagire e indignarsi per trovare risposte a questi drammi. Abbiamo il dovere di accogliere e ospitare i meno fortunati ma anche di restituire tutela e dignità al lavoro che svolgono. Siamo chiamati ad una maggiore attenzione e a un nuovo approccio culturale verso questo fenomeno”. Il sindaco ha poi continuato lodando le doti umane di Norina Ventre e del lavoro amorevole che svolge da una vita per i meno fortunati.

E’ stata la volta poi del Presidente della locale Pro Loco, Fabio Cotroneo, il quale dopo un breve ringraziamento ha augurato una serata serena e che potesse rappresentare un momento di luce nel trattare un argomento così delicato e attuale come quello delle morti sul lavoro.

L’intervento successivo è spettato al professore ed ex sindaco di Zambrone Salvatore L’Andolina, che ha rappresentato l’associazione Aramoni nella carica di presidente ad honorem. L’Andolina ha affermato che esiste un filo rosso che unisce tutti i lavoratori del mondo. Ha continuato dicendo che “per le istituzioni i lavoratori sono solo numeri di pratica. Per una famiglia invece è un dramma quando un lavoratore muore, un dramma che durerà per sempre, che distrugge tutti i sogni e la vita che non potrà essere colmata né dagli affetti più cari né dai risarcimenti, se e quando arriveranno”. Poi ha parlato di Aldo, descrivendo l’esperienza vissuta dalla comunità per la sua perdita. Ha descritto Aldo come un vanto per il suo paese, legato alla sua terra tanto da viaggiare tutti i giorni, per quattro anni, dal suo paese a Reggio Calabria, per non abbandonare né le sue origini, né i suoi amici.

Interessante è stato poi, l’intervento dell’antropologo e professore universitario Maria Luigi Lombardi Satriani, il quale è partito dalla considerazione delle ultime decisioni del governo sul caso dello stabilimento dell’ILVA, che ha portato Zambrone e la stessa serata, in una dimensione nazionale. Del dramma di operai che sanno di lavorare in condizioni di salute precarie ma non si sentono comunque di perdere l’unica possibilità di sostentamento e di vita che hanno, difendendo il lavoro coi denti. Della precarietà del lavoro nei nostri giorni e dei numerosi suicidi per un lavoro che manca. Ha ancora espresso il suo pensiero sulla serata che non doveva essere vista come una commemorazione funebre di chi sul lavoro ha perso la vita, ma come un tenere in vita il ricordo di chi non c’è: un ricordo di vita, appunto. Di cosa questi uomini e queste donne hanno lasciato del loro essere e della continua problematica sul tema lavoro, in tutte le sue sfaccettature. Molto vera e toccante poi, la sua riflessione: “In Italia di mancanza di lavoro si muore, di lavoro si muore”. A fine interventi è stato il momento di ascoltare una toccante lettera scritta da Mariella Epifanio, segretaria dell’associazione amici di Aldo e cognata dello stesso. La segretaria ha raccontato la sua esperienza emotiva, vissuta quando insieme al presidente della stessa associazione, al padre e alla moglie di Aldo, sono andati a far visita a Rosarno a Mamma Africa, per invitarla alla serata e rendere ufficiale la consegna del premio. Questo il momento più intenso della lettera: “…Il Presidente si è poi alzato dalla sedia e avvicinandosi a lei, le ha consegnato la biografia di Aldo, con in copertina la sua foto. Ho avvertito il terremoto dentro quando Mamma Africa ha preso tra le mani quel cartoncino e i suoi occhi si sono soffermati sulla foto di Aldo. L’ha guardata, si è commossa. Le rughe del suo viso si sono contratte nell’espressione del pianto. Poi, dalle sue labbra strette, è uscita una flebile preghiera. Alla fine, ha avvicinato a se la foto e ha baciato l’immagine di Aldo. Un grande gesto di umiltà e di amore proprio di una madre.

Le lacrime hanno cominciato a bagnare il mio viso, non so se anche quello di Gabriella che avevo vicino. Non ho avuto il coraggio di guardare. Ho pensato in quel momento che quando dalla morte nasce amore e solidarietà, vivi dentro una specie di miracolo, qualcosa che non potevo registrare con una videocamera, perché non avrebbe potuto trasmettere l’intensità di quel momento”. 

La lettura della lettera ha introdotto il momento della consegna del premio a Mamma Africa. Con lei, sono saliti sul palco anche il sindaco di Rosarno, il sindaco di Zambrone, Gabriella e Lorenzo (la moglie e il figlioletto di Aldo).

L’emozione era forte anche per la signora Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, che ha ringraziato l’associazione per l’organizzazione toccante della serata, dedicata a tutte le vittime sul lavoro, italiani e migranti, come i ragazzi africani di Rosarno e ha ringraziato Norina Ventre per quello che ha fatto e continua a fare per questi ragazzi, che non è carità ma pura bontà nei confronti di chi ha più bisogno. Ha di nuovo ringraziato per aver avuto l’opportunità con questo evento, di conoscere la storia di Aldo Ferraro e ciò che l’associazione ha fatto per lui e per il ricordo di tutte le vittime sul lavoro. Al sindaco di Rosarno è stata consegnata dal sindaco di Zambrone, una targa per l’impegno nella sua attività di sindaco e per la speranza di un futuro sempre migliore che dà alla sua città.

Ed ecco finalmente il momento della premiazione a Mamma Africa con una targa ricordo da parte dell’associazione amici di Aldo e un premio in denaro consegnati da Gabriella, la moglie di Aldo e un fascio di rose che le ha donato il piccolo Lorenzo. Il premio denominato “Amicizia e Bontà” è stato istituito dall’Associazione per  ricordare le doti morali di Aldo. Norina Ventre l’ha ricevuto  per la dedizione avuta negli anni nei confronti prima dei lavoratori rosarnesi nelle campagne vicine e poi degli extracomunitari. Alla consegna del premio Mamma Africa ha dichiarato: “Questo premio che io indegnamente ricevo, lo prendo anche in nome di tutte le persone che mi aiutano e che mi stanno vicini, che sono le mie braccia”. Poi ha spiegato l’emozione che ha avuto nel ricevere i membri dell’associazione la prima volta e soprattutto nel vedere la foto di Aldo, raccontando di averne avvertito una presenza viva e forte e affermando che Aldo è fosse sicuramente anche là quella sera, in mezzo a tutti, tanto vivo ne era il ricordo. Un’altra targa, con le stesse motivazioni è stata consegnata a Norina Ventre dal sindaco di Zambrone.

La serata è poi continuata con il concerto dei Mattanza. Un nome che richiama alla mattanza degli uomini e delle donne caduti sul lavoro. Un grandioso gruppo di musica tradizionale calabrese. Un modo di raccontare la letteratura e la cultura di una terra così bella e viva con i suoi contrasti di chiaro e scuro, con la musica e con la meravigliosa voce di Mimmo Martino. Un nome scelto per descrivere questa mattanza o morte di tradizioni e di cultura che come dichiara il gruppo, deve essere evitata con ogni mezzo. Concerto che è iniziato con delle magnifiche parole: “Un popolo è ancora libero senza lavoro, senza cibo e senza casa ma può diventare povero quando gli tolgono la “lingua addunata di patri, quando i popoli non figghjianu autri paroli e si mangianu tra digli”. La “lingua addunata di patri” è il sapere donato dai padri, tramandato per tradizioni. Diventa povero e servo chi non comunica e chi non riceverà in dono la tradizione culturale dei padri: il sapere.

E da qui la considerazione di tutta la serata: Non si può dimenticare, non si può spegnere il ricordo su temi così importanti come la questione del lavoro, la precarietà e le morti sul lavoro. Affinchè dalla storia non si debbano mai ripete gli stessi errori vissuti, affinchè un giorno, non si debba più piangere per figli morti solo per il loro sacro santo diritto di lavorare.

DI SEGUITO L’INTERVENTO INTEGRALE DI MARIELLA EPIFANIO:

Il 30 Maggio 2012, ho capito in maniera ancora più forte, a chi vorrei assomigliare. Ho conosciuto un umile ma grandissima donna: Norina Ventre,  rosarnese, ottantacinquenne, conosciuta da molti come Mamma Africa.

Di lei ho sentito molto parlare; l’ho vista anche diverse volte in tv. Combattiva e decisa nel suo obiettivo di donare ma, sempre dolce e amorevole con chi le chiede aiuto.

Mi è apparsa agli occhi all’improvviso, li sulla scala di casa sua, preoccupata perchè stava lentamente pulendo e forse non voleva fare brutta figura con persone appena conosciute. Ho subito intravisto in lei sembianze di una figura davvero materna, come fosse mia nonna, amorevole nello sguardo e nei gesti, nelle parole e nel sorriso.

Si è subito presentata a noi come quella piccola donna che da anni ormai, circa 50, prova a dare aiuto a chi ha veramente bisogno del necessario per poter vivere e, più volte ha detto, durante la nostra conversazione, che quello che fa è sempre troppo poco. Ci ha raccontato dei tempi passati, quando c’erano da aiutare le donne del paese, che lavoravano nei campi dove oggi lavorano i ragazzi africani. Del lavoro culturale che ha fatto andando per anni, di scuola in scuola a spiegare ai bambini che questi uomini venuti da tanto lontano, fanno il lavoro che facevano i loro nonni tanti anni fa e che adesso nessuno vuole fare. Che vanno aiutati e rispettati, come si faceva con i loro nonni tantissimi anni fa. E ha aggiunto che Rosarno ha fatto davvero tanto per accoglierli.

Eravamo in un piccolo ma vissuto studio, molto ordinato, fatto di foto e lettere, di targhe di merito e immagini di Maria la madre di Gesù. C’era il Presidente dell’Associazione Amici di Aldo, Mario Ambrosi; Gabriella, la moglie di Aldo; Peppino, il padre ed io.

Seduti la, di fronte a lei, a sentire dapprima le tragiche storie dei suoi ragazzi, di chi, ad esempio, era partito dall’Africa con un barcone e nel mare, aveva perso il padre, la madre e il fratello, o di chi, ad esempio, malato di AIDS e scappato dai vari ospedali in cui veniva portato per le cure del caso, aveva chiesto di poter morire fra le braccia di sua madre e, lei con l’aiuto dei cittadini rosarnesi, avevano raccolto i soldi per pagare l’aereo al ragazzo e farlo arrivare dalla madre, dove, dopo quasi un mese è morto. Dei problemi per reperire abiti e cibo da donare a questi lavoratori africani.

O storie di alcune coppie, che le chiedevano di essere la madrina al battesimo dei loro figli. E lei ci ha detto alla maniera calabrese: “Si ncunu ti cerca u nci fai u cumpari o figghjiu, non ci poi diri mai ca no!” Perché nell’accetazione di questa nomina, sta il rispetto e l’ammirazione che i genitori hanno nei confronti di questa persona.

Il Presidente si è poi alzato dalla sedia e avvicinandosi a lei, le ha consegnato la biografia di Aldo, con in copertina la sua foto. Ho avvertito il terremoto dentro quando Mamma Africa ha preso tra le mani quel cartoncino e i suoi occhi si sono soffermati sulla foto di Aldo. L’ha guardata, si è commossa. Le rughe del suo viso si sono contratte nell’espressione del pianto. Poi, dalle sue labbra strette, è uscita una flebile preghiera. Alla fine, ha avvicinato a se la foto e ha baciato l’immagine di Aldo. Un grande gesto di umiltà e di amore proprio di una madre.

Le lacrime hanno cominciato a bagnare il mio viso, non so se anche quello di Gabriella che avevo vicino. Non ho avuto il coraggio di guardare. Ho pensato in quel momento che quando dalla morte nasce amore e solidarietà, vivi dentro una specie di miracolo, qualcosa che non potevo registrare con una videocamera, perché non avrebbe potuto trasmettere l’intensità di quel momento.

All’improvviso hanno suonato al citofono, lei si è alzata, è andata alla finestra per vedere chi fosse e, ha detto felice: “E’ Antonio!”.  Antonio, era un ragazzo africano. Avrà avuto forse 19 anni, non saprei ben dire. Ha aperto la porta di casa per accoglierlo e li, ferma sulla soglia della porta gli ha detto: “Vieni a mamma”. E ancora, il mio cuore si è sciolto nella tenerezza del momento nel vedere lei abbracciarlo e guardarlo amorevolmente negli occhi. Poi, prendergli la corona del rosario che aveva al collo e aggiustargliela fuori della maglietta. Ho capito davvero la, che l’amore tra madre e figlio, non ha colore di pelle ne un solo Dio, ne nasce solo dentro il ventre di una donna.  In loro c’era tutto l’amore che lega una madre e un figlio.

Le parole che mi ha detto prima di andarmene sono state: “Ora sto qua a parlare con Antonio un pochino. Loro hanno bisogno di cose da mangiare si ma, è ancora più importante se ci parli e soprattutto se li ascolti e ti fai raccontare le loro storie. Loro hanno bisogno anche di questo”

Dopo tutto ciò che ho provato,  penso che siamo tanto stupidi. Si davvero tanto. Perdiamo tempo in cose inutili, in pettegolezzi e interessi materiali, quando attorno a noi c’è chi in silenzio lavora, senza perdere un attimo della sua vita, per aiutare chi ha più bisogno.

Questa donna meravigliosa, che io umilmente vi sto descrivendo, è qui con noi, a Zambrone. A lei verrà consegnato quest’anno, il premio dell’Associazione, denominato “Amicizia e bontà” e che ricorda le qualità morali del nostro Aldo. Benvenuta fra noi Mamma Africa.

Mariella Epifanio

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