Sindaci minacciati dalla ‘ndrangheta

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16/02/12. Con la relazione del Presidente Salvatore Magarò, alla presenza del Presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico e del Direttore generale del Dipartimento Presidenza della Giunta, Francesco Zoccali, si sono svolti i lavori della Commissione contro la ‘ndrangheta dedicata ai sindaci e agli amministratori calabresi vittime di intimidazioni.

“Nella insidiosa guerra delle intimidazioni – ha detto Magarò – vorremmo poter andare oltre l’espressione di solidarietà e vicinanza. S’impone una strategia di unione che sia espressione forte di un’azione comune. Il problema della sicurezza degli amministratori locali è importantissimo per non vanificare l’impegno di coloro che operano per la legalità, il buon governo e la giustizia sociale”.

Nella sala “Giuditta Levato” di Palazzo Campanella oltre al Vicepresidente del Consiglio, Alessandro Nicolò, al segretario-questore, Giovanni Nucera, erano  presenti i consiglieri, Fedele (Pdl), Censore (Pd), Dattolo (Udc), Giordano (Idv), Pacenza (Pdl), e Maiolo (Pd). Alla seduta hanno partecipato gran parte dei sindaci oggetto di attentati e intimidazioni e tra questi Antonino Gioffrè (Cosoleto), Salvatore Migale (Cutro), Carolina Girasole (Isola Capo Rizzuto), Beniamino Alessio (Molochio), Maria Carmela Lanzetta (Monasterace), Amedeo Colacino (Motta Santa Lucia), Giuseppe Giuliano (Ricadi), Elisabetta Tripodi (Rosarno), Giovanni Pittari (San Giovanni di Gerace), Giuseppe Aulicino (Santa Maria del Cedro), Giuseppe Zampogna (Scido), Luigi Chiappalone (Sinopoli), Francesco Bartone (Soriano Calabro), Pasquale Abenante (Umbriatico), Michele Tripodi (Polistena) e il vicesindaco di Siderno, Pietro Scarlato.

“La sistematica azione di intimidazione nei confronti di amministratori pubblici in Calabria non può più essere considerata come fenomeno che interessa episodicamente questo o quel comune”. Lo ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, affermando che “il ripetersi di attentati, di atti di violenza, di minacce, nei confronti di amministratori di enti locali e delle istituzioni – ha aggiunto – sono da inquadrarsi come questione a parte e meritevole di particolare attenzione, all’interno della questione mafiosa che condiziona lo sviluppo della nostra regione e rende vana ogni iniziativa legata alla crescita sociale, civile ed economica, sia ordinaria che straordinaria. In un quadro del genere ogni atto di intimidazione, all’indirizzo di amministratori pubblici, è un chiaro tentativo criminoso di impedire il cambiamento. I fenomeni, a cui negli ultimi tempi stiamo assistendo sempre più frequentemente, indicano che ogni qual volta un’amministrazione si muove per rompere quel circolo vizioso che ha finora reso difficile ogni azione di modernizzazione, di trasparenza, di sana amministrazione e di crescita, si mettono in moto meccanismi rivolti a condizionare l’azione amministrativa e ad impedire che cambino mentalità e abitudini. Queste manifestazioni, se si aggiungono alle difficoltà proprie dell’amministrare nei nostri comuni, possono costituire un enorme ostacolo a quello sviluppo sociale civile ed economico da tutti noi auspicato”.

“Come uscire da questa situazione? Intanto – ha sostenuto Talarico – non lasciando soli gli amministratori e le amministrazioni degli enti locali, dei comuni, grandi o piccoli che subiscono questi particolari episodi di violenza. Se è vero che i fenomeni denunziati negli ultimi tempi e che non riguardano solo i comuni ma anche associazioni di volontariato, la Chiesa, le associazioni culturali, altro non sono se non la negazione radicale di ogni forma di legalità, è anche vero che più  debole il destinatario di questi messaggi criminali più il rischio aumenta. Diventa allora un’esigenza irrinunciabile costruire una strategia che punti al rafforzamento delle amministrazioni sotto il tiro della mafia, attraverso la messa a punto e l’attivazione di azioni mirate e capaci di diventare punti di resistenza e di garanzia sul fronte della legalità democratica. Va da sé che le azioni, che andremo ad individuare e che ci impegniamo a discutere in un apposito Consiglio regionale, non possono essere isolate rispetto all’azione che già efficacemente svolge la magistratura con l’ausilio delle forze dell’ordine e che va potenziata e qualificata sempre di più. Solo così possiamo porre riparo a questa situazione che richiede la ricostruzione di un tessuto connettivo che metta insieme la presenza dello Stato, autorevole ed efficace, e lo sforzo delle istituzioni calabresi a qualsiasi livello. Da qui bisogna partire con un supplemento d’impegno di tutti, con il concorso dei cittadini in primo luogo, nella consapevolezza che bisogna sconfiggere le insidie sempre in agguato che sempre più frequentemente condizionano il nostro agire quotidiano. Gli attentati agli amministratori pubblici sono un’emergenza nell’emergenza”. “Fare rete per aprire canali di contaminazione positiva – ha concluso Talarico – significa diventare più forti, incoraggiare anche i cittadini a riappropriarsi della loro comunità. E’ una sfida difficile e complicata, ma dobbiamo avere la capacità di rimettere tutto in discussione, tutti insieme. Ne va del nostro futuro”.

L’istituzione di una cabina di regia tra i Comuni e i Dipartimenti regionali su specifiche attività amministrative è stata al centro dell’intervento dell’avvocato Francesco Zoccali, direttore generale del Dipartimento Presidenza della Giunta. Riferendosi ai beni confiscati, Zoccali ha spiegato “come molti Comuni manchino di professionalità tecnica per progettare e accompagnare questi beni. Siamo, pertanto, convinti della necessità di accompagnare l’azione amministrativa dei Comuni e riteniamo che la cabina di regia, accuratamente valutata e studiata nelle sue dinamiche e potenzialità, possa rappresentare la vicinanza della Regione e la concretezza di un’azione da affermare sul territorio, garantendone trasparenza e legalità”.La commissione ha infine fatta propria una risoluzione che prevede che “gli amministratori degli enti locali possono decidere, in completa autonomia e libertà, di affidare la gestione dei propri appalti, alla Stazione unica appaltante”.

La risoluzione fatta dalla Commissione regionale a conclusione dell’ampio dibattito al quale hanno preso parte, tra gli altri, i consiglieri Giulio Serra (Insieme per la Calabria – Scopelliti Presidente) e Gesuele Vilasi (Pdl), i sindaci Filippo Sero (Cariati), Renato Bellofiore (Gioia Tauro) e l’assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni in Fiore, Giovanni Iaquinta. Per Lamezia era presente l’assessore Amendola. Nella risoluzione, si afferma che “sentiti i Sindaci destinatari di minacce e/o intimidazione mafiosa o anche di atti intimidatori riconducibili alla criminalità comune, previo accordo con il Coordinatore delle direzioni dipartimentali della Regione, Francesco Zoccali, che ha espresso la disponibilità immediata degli Uffici regionali”, è previsto anche che “i Sindaci, i Dirigenti e i Responsabili di procedimento possono rivolgersi agli Uffici regionali per avere supporto e consulenza di tipo tecnico-legale-amministrativo, anche attraverso la sottoscrizione di accordi di programma”.

Il documento prevede anche che i primi due punti “sono estese a tutti gli amministratori degli Enti pubblici e degli enti sub regionali che ne ravvisino la necessità indipendentemente dall’aver subito atti intimidatori; saranno erogati per il tramite di una Cabina di Regia, da istituire a cura della Presidenza della Giunta regionale, che costituirà la sede di confronto e recepimento delle istanze al fine di assicurare il raccordo funzionale e logistico tra gli Enti locali e sub regionali e i vari Dipartimenti e/o la Sua”. “La Regione – è scritto poi nel documento – si fa carico di favorire la partecipazione alle iniziative di formazione dei funzionali e dirigenti comunali; al fine di promuovere la costituzione di parte civile dei Comuni nei processi di ‘ndrangheta, si provvederà a costituire una “White List” di giovani avvocati per gestire le fasi processuali”.

“Il fenomeno delle intimidazioni mafiose e della criminalità comune – è scritto nella risoluzione fatta propria dalla commissione – conosce, in Calabria, una casistica drammaticamente ampia e gli episodi, alla ribalta delle cronache, si susseguono con un ritmo quasi quotidiano. Le minacce e le intimidazioni ai sindaci e agli amministratori locali, oltre a rappresentare un pericolo all’incolumità fisica degli stessi e dei loro congiunti, sono una grave turbativa al regolare svolgimento dell’azione amministrativa e dell’attività burocratica. Il problema della sicurezza degli amministratori locali e dei funzionari pubblici, obbliga ad una presa di posizione che vada oltre le espressioni di solidarietà e vicinanza e richiede un’azione rapida e congiunta, per non vanificare l’impegno di tanti onesti amministratori che operano con legalità, onore e imparzialità e perciò sono visti come un ostacolo da abbattere, per il raggiungimento degli obiettivi della ‘ndrangheta. La costruzione e il rafforzamento della buona politica, impone, tra le altre cose, di stare al fianco di quelle centinaia di amministratori locali che quotidianamente, s’impegnano per il buon governo, la legalità, la democrazia, la giustizia sociale, spesso senza percepire grandi indennità e quasi sempre lasciati nell’isolamento”.

“Nel contrasto alle mafie e ai tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta nell’amministrazione pubblica – prosegue il documento – è indispensabile fare ‘rete’, ovvero uscire dall’isolamento cui vogliono relegarci certe ‘forze oscure’ e costruire un ‘fronte’ di buone pratiche, buon governo e esperienze di azioni positive e attive. La legalità è la precondizione per tracciare il profilo di una nuova governance, in cui sia possibile riconoscere il primato della legge e delle regole sugli interessi particolari, al fine anche di garantire e tutelare i cittadini più deboli dalle prepotenze e dall’arroganza dei ‘furbi’. Dai dati che emergono da diverse indagini e statistiche condotte periodicamente e che osservano il fenomeno anche nelle sue forme evolutive, uno dei moventi principali dell’attività intimidatori risiede nei procedimenti connessi ai bandi e agli avvisi di gara per appalti pubblici”.

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