26/01/12. Il Museo dei Marmi di Soriano Calabro (MUMAR), ospitato all’interno del rudere del Convento di San Domenico, nasce dalla necessità di riunire organicamente, secondo un discorso filologico e cronologico, l’intera raccolta delle opere superstiti (un tempo custodite nel convento poi andato distrutto), di garantire la conservazione e la corretta fruizione delle stesse. Una prima sezione è destinata a ospitare alcuni dei brani scultorei del Seicento.
Il pezzo più interessante, tra quelli conservati, è il busto in marmo alabastrino di S. Domenico, recentemente attribuito a Giuliano Finelli, allievo e collaboratore di Gian Lorenzo Bernini.
In questa sezione sono esposti anche due grandi medaglioni cinti da cornice a motivi vegetali raffiguranti il Prodigio dell’acqua, uno con San Domenico, l’altro con Mosè (rappresentati secondo l’iconografia biblica); una protome, probabile frammento di statua, raffigurante Santa Caterina da Siena; due brani scultorei di mensola a mascherone.
Il grande rivestimento marmoreo della navata (1694-1709), realizzato da Giuseppe Scaglia, autore anche di un busto di San Domenico, e di diversi tondi, alcuni integri altri frammentari, apre l’esposizione della scultura del Settecento.
Secondo le fonti documentarie confermate da recenti indagini e studi, i medaglioni marmorei presenti nel museo erano incastonati a coppie sulle paraste dei piloni della navata e persino sulle paraste angolari della grande chiesa del convento, come rivela il retro “a cuneo” di alcuni di essi.
Oltre ai rilievi circolari, fanno parte di questa sezione i numerosi frammenti di Angeli reggi simbolo che, sempre a coppie, nella parte mediana della parasta ostendevano i simboli identificativi di santi e beati.
Dell’altare settecentesco ( 1748-1757), oltre all’Angelone di Corradini, figurano: le statue acefale di San Tommaso d’Aquino e San Vincenzo Ferrer, riconducibili a Matteo Bottigliero e Francesco Pagano; le teste delle due allegorie (Fede e Carità), a suo tempo poste sui timpani della chiesa e altre opere.
Il museo ospita anche un vasto lapidarium a parete che, con le centinaia di frammenti architettonici, modanature, capitelli e brani decorativi, documenta il fasto e la bellezza della grande chiesa distrutta






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